Senza soldi

di Maurizio LEVA

Senza soldi non si va da nessuna parte.

Il ragionamento che segue è molto semplice.

Ogni Nazione ha la necessità di dotarsi di una struttura di governo che possa gestire i meccanismi economici e sociali che determinano la vita della Società.

Tale struttura nel corso della storia si è espressa generalmente nella figura del Sovrano ma a partire dall’Illuminismo e dalla Rivoluzione Francese si è fatto largo il concetto di Democrazia.

I cittadini dei paesi più progrediti, ora non più sudditi, tramite l’espressione del voto popolare hanno potuto eleggere rappresentanti che potessero garantirli partecipando alla gestione del Governo.

Ma qui sta un nocciolo del problema: i rappresentanti come sceglierli? E’ necessario che i candidati abbiano statura ideale e direi morale all’altezza del ruolo a cui sono chiamati.

Quindi si pone il problema dell’istruzione e della selezione della classe politica che non può essere estemporanea se non si vuole andare incontro a disastri. Nessuno può improvvisarsi alla gestione e direzione di alcunchè senza la necessaria preparazione.

Immaginiamoci pensare di governare la cosa pubblica catapultandosi per ogni ragione che non sia lo stretto merito.

Ma a chi attribuire il ruolo di “preparatore” e selezionatore della classe politica?

La mia risposta sono i Partiti, strutture organizzate che sulla base di finalità ideali devono costruire quadri dirigenti in grado di assolvere i compiti a loro assegnati.

Ma questo cosa comporta? Comporta che i Partiti debbano strutturarsi come ogni organizzazione che si rispetti con sedi, collaboratori e vere e proprie scuole, indire seminari ed eventi che consentano la formazione dei quadri dirigenti consentendo ai più meritevoli per preparazione, carisma, empatia, comunicazione, dialettica, volontà e anche resistenza fisica di emergere ed aspirare a ruoli di crescente responsabilità. Non deve essere trascurata nella fase della selezione la determinazione, la moralità e soprattutto il rispetto delle idealità personali fattualmente riscontrabili nei comportamenti.

Questo semplice meccanismo, proprio dei partiti del passato, a mio giudizio richiede un “risorgimento” se si desidera consolidare una reale rappresentanza popolare a guadagno della solidità politica e a detrimento del triste fenomeno dell’astensione.

Ma perché ho titolato questa semplice riflessione “Senza soldi”?

Semplicemente perché un solido partito, che voglia svolgere questo compito appieno, necessita di risorse finanziare e poiché il suo ruolo è garantire la tenuta ed il progresso dello Stato deve essere lo Stato a finanziarlo.

Il più grande errore è stata l’abolizione del finanziamento pubblico del 2013 che certamente non è stata compensata dall’introduzione del 2 per mille che rappresenta un’introito modestissimo, ancorchè il PD ne sia il maggior beneficiario.

Finiti i blocchi contrapposti che nel dopoguerra finanziavano i maggiori partiti italiani, evidenziandone nei fatti l’efficacia, chiedo a gran voce che tra i tanti temi sul tavolo si torni a discutere di un congruo ripristino di un finanziamento pubblico ai Partiti.

Bisogna permettere alle intelligenze migliori di trovare spazio nei partiti rifuggendo da chi, incapace di emergere nel privato e privo di idealità, utilizza “la politica” come fonte di carriera e guadagno personale (questa ultima triste evenienza è sotto gli occhi di noi tutti giornalmente).

Ritornare al finanziamento pubblico dei Partiti a mio giudizio è una sostanziale esigenza a garanzia della tenuta del sistema democratico.

Senza soldi non si va da nessuna parte.

Pubblicato il 17 aprile 2024 su Uncategorized. Aggiungi ai preferiti il collegamento . Lascia un commento.

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